Il fattore umano è sempre stato importante nelle aziende. Oggi è decisivo. Nella ricerca costante di nuove idee e know-how specifico che ci consenta (o sviluppi) nuovi scenari di business, si sta prendendo coscienza che questo fattore è ancora piuttosto trascurato e non esprime completamente il vero potenziale di cui disporrebbe.
Le organizzazioni più evolute e competitive cominciano ad integrare che questo fattore è stato troppo spesso delegato ai responsabili risorse umane che, purtroppo, poco potevano attuare nella motivazione profonda dei dipendenti e nel loro orientamento strategico alla produttività, se non ascoltare ed adotta-re cure meramente palliative.
Ad esempio il talent, che è il futuro dell’azienda, cerca sfide, apprendimento, crescita e sviluppo personale, raggiungimento dell’obbiettivo, correttezza, riconoscimento. Tutti fattori che, in gran parte, è il superiore diretto che dovrebbe trasmettere. E’ dunque grande la responsabilità che si assumono queste persone che però, purtroppo, solo raramente dispongono della formazione specifica per questo tipo di lavoro. L’approccio tipico è quindi di avanzare “a tentoni”, di esperienza in esperienza, cercando di limitare gli errori e sulla base di ciò che si è vissuto a suo tempo come esperienza personale.
Ma il dato di fatto è che il fattore umano è presente ovunque nell’organizzazione e determina spesso il successo o l’insuccesso di qualsiasi tipo di progetto o della gestione dei clienti. Un’organizzazione vive e perciò deve disporre di una guida, di qualcuno che la conduca ovvero di una direzione “umana”. Questa persona è chiamata a gestire l’elemento umano e dunque i team di lavoro. È una questione di management. Spetta dunque ai responsabili di linea occuparsene e sviluppare le competenze necessarie per eseguire questo compito nel modo più efficace. Il responsabile di linea diviene pertanto il primo responsabile della gestione umana in azienda; è lui il responsabile dei propri collaboratori.
Infatti, in un mondo ideale, la figura del Responsabile delle risorse umane non dovrebbe esistere, poiché se la gestione delle risorse umane è delegata ai dirigenti, questa figura di cosa si deve occupare? Se il fattore umano è determinante per decidere del successo/insuccesso di ogni business, è chiaro che le persone più capaci in azienda devono consacrarsi alla sua gestione e quindi, imperativamente, all’apprendimento della gestione di quest’ultima.
Non stupisce infatti che nelle migliori scuole di management il modulo Risorse Umane (HR) non sia più presente nelle formazioni di Management, ma la materia HR e le sue competenze sono integrate in tutti gli altri ambiti di gestione dell’azienda. All’INSEAD il master che va per la maggiore è l’Executive Master in Consulting & Coaching for change poiché, in un mercato in continuo cambiamento e movimento, se c’è qualcosa che potrebbe condurre a complicazioni o rilanciare l’azienda verso il successo è senz’altro l’elemento umano.
Così, da qualche anno, si è inclini a ridiscutere l’organizzazione aziendale come l’abbiamo sin qui conosciuta, delegando in outsourcing la gestione amministrativa, assicurativa e salariale dei dipendenti a società esterne oppure al dipartimento Finanze, e attribuendo al Responsabile HR compiti più strategici, per supportare, l’organizzazione nel perseguire obiettivi a medio-lungo termine e preparare quindi l’azienda (i dirigenti) ad affrontare il mercato futuro.
Il suo operato deve trarre ispirazione e guida dalla strategia e dagli obiettivi aziendali, poiché è nell’elaborazione della strategia globale che il Responsabile HR può fornire un notevole valore aggiunto. In seguito egli agirà come una sorta di consulente interno che, essendo parte del Management, opera in totale accordo con gli altri core-player aziendali sulle dinamiche della gestione d’azienda, rafforzando le varie figure del Management aziendale nel loro ruolo di “motori del cambiamento”, che come sappiamo, è l’unica certezza che ci è rimasta.
Di cosa si deve occupare dunque il nuovo Responsabile Risorse Umane nel 2016?
Il responsabile HR è un vettore di coerenza, un acceleratore dei processi, un rivisitatore dei flussi, un “fou du roi”, sempre in grado di fornire il proprio punto di vista trasversale nell’organizzazione, nella cultura aziendale e nei comportamenti che la determinano, operando pertanto quale autentico attore organizzativo che lavora all’allineamento costante delle risorse sulla strategia.
In ambiti specifici sarà chiamato a gestire in prima persona aspetti e processi complessi e trasversali quali:
- Ridisegno della struttura organizzativa per il miglioramento dei processi organizzativi.
- Assessment e sviluppo organizzativo (analisi della sostenibilità dell’organizzazione, stress-test).
- Ricerca e selezione talent, manager e top manager, assicurando che la catena dei va-lori sia ben allineata.
- Comunicazione interna e lavoro sulla cultura aziendale.
- Trattenere e condividere il Know-how (sapere e sapere fare) (della creazione e dello sviluppo del Know-how si occupa la linea). In questo ambito fondamentale è la gestione del piano di successione, affinché chi lascia l’azienda non parta con tutto il sapere, ma lo lasci all’interno trasmettendolo a chi gli succede.
- Consulenza, strategia e accompagnamento.
- Gestione dei conflitti e formazione manageriale alla condotta.
- Disegno e gestione dei sistemi di remunerazione ed incentivazione.
Conclusione
Il Responsabile HR non si sostituisce più alla linea nella gestione delle risorse umane ma, grazie a metodologie quali il tutoring, il mentoring, la consulenza e il coaching, sviluppa nei responsabili di linea quelle competenze necessarie alla gestione dei propri collaboratori, supportandola nel raggiungimento degli obiettivi business dell’azienda. Si tratta dunque di un lavoro costante di ascolto, analisi, riflessione e consulenza per un allineamento continuo e concreto delle risorse verso l’obiettivo comune.
La sfida da vincere è pertanto quella di dotarsi di collaboratori HR in linea con i propri obiettivi, siano esse risorse interne o esterne all’azienda.