Outplacement per dirigenti: come supportare quadri e dirigenti in uscita. E tutelare l’immagine aziendale (parte 1)
In un contesto mutevole come l’attuale con le proprietà aziendali e le case madri che impongono decisioni anche drastiche e repentine, sempre più spesso l’outplacement viene utilizzato nel supportare quadri o dirigenti in uscita. Che si tratti di frizioni personali, scarsa performance o vedute di strategia differenti trovarsi nella condizione di dover chiudere il rapporto con uno o più dirigenti è una situazione che genera tensioni che possono essere contenute se si offre un supporto come l’outplacement.
In questo articolo alcune soluzioni per supportare i dirigenti in uscita e nello stesso tempo tutelare l’azienda e la sua immagine:
- il care team e la comunicazione del licenziamento
- lo shock iniziale le prime settimane in outplacement
- la ricerca e i primi colloqui di selezione
- il nuovo lavoro e il rapporto con l’ex datore di lavoro
Outplacement per dirigenti: il Care Team e la comunicazione del licenziamento
Una delle funzioni dell’outplacement è quella di aiutare i dirigenti in uscita a contenere e superare l’impatto emotivo del licenziamento. Tutto dipende da come è stata gestita la comunicazione della chiusura del rapporto da parte dell’azienda e da quanto la persona fosse consapevole di un possibile licenziamento o se tale chiusura arrivi totalmente inaspettata. Contenere questi aspetti personali è fondamentale, sia per il benessere della persona, sia per l’immagine aziendale da tutelare che il rischio di reazioni spropositate da parte della persona, contro sé stessa ma anche contro l’azienda.
Per la gestione di questa primissima fase l’outplacement offre lo strumento del Care Team. Cioè una situazione protetta e organizzata nella quale si comunica il licenziamento alla persona. È in questa fase che lo shock può essere davvero forte!
Il Care Team si svolge normalmente in azienda, in presenza del diretto superiore della persona e le risorse umane che comunicano il licenziamento, mentre il consulente di outplacement attende fisicamente in un’altra stanza. Subito dopo, viene chiamato per presentare alla persona i servizi che da lì in avanti la supporteranno nella ricerca di un nuovo impiego. Questo permette alla persona in uscita di limitare al massimo pensieri troppo negativi verso il suo futuro più prossimo e quindi la rabbia verso l’ormai ex datore di lavoro. Ciò è tanto più vero quanto il consulente conosce il mercato di riferimento della persona e possa già fornire prime indicazioni, almeno parziali, sui possibili esiti della sua ricerca di lavoro. Un consulente di outplacement con esperienza può fornire tali stime iniziali.
Il Care team è quindi, in estrema sintesi, una situazione protetta dove l’azienda comunica il licenziamento e il consulente di outplacement si presenta, e presenta i passi che la persona può compiere da lì a breve per cercare di gestire la situazione al meglio.
Outplacement per dirigenti: lo shock iniziale le prime settimane in outplacement
Sostenere un dirigente o un quadro grazie ad un percorso di outplacement vuol dire anche aiutarlo a elaborare il licenziamento nelle settimane successive. Le riflessioni che il manager fa sull’accaduto possono essere più o meno realistiche, più o meno negative o pessimistiche a secondo delle sue caratteristiche personali. Anche menti brillanti e pienamente equilibrate possono in questa fase accusare duramente il colpo!
È compito quindi del consulente di outplacement aiutare il dirigente a vedere le cose in maniera oggettiva e, soprattutto a lasciarsi alle spalle, per quanto possibile, rancori verso l’ex datore e dubbi sulle proprie capacità di manager. Ogni licenziamento, infatti, genera tensioni e dubbi che non fanno mai bene alla ricerca di impiego, che necessità invece di forza e chiarezza mentale. Sono diverse le tecniche psicologiche a disposizione del consulente per questo scopo (coaching, ascolto attivo, riformulazione ecc.) ma in generale si tratta mettere la persona di fronte alla realtà, aiutandola ri-vedere la situazione in modo più oggettivo, meno doloroso e più energizzante (empowering).
In 1-2 incontri massimo questa fase iniziale si supera, almeno le emozioni più forti (la fase acuta). Tali sentimenti possono sempre riaffiorare successivamente ma il consulente è in grado di gestirli e, superata la fase acuta, si inizia subito a lavorare sul progetto professionale. Entro il primo mese di outplacement il manager, con il supporto del consulente, avrà analizzato le sue competenze, definito i ruoli e settori professionali target, ottimizzato il suo dossier di candidatura così come i social network professionali e definito la strategia di ricerca di una nuova posizione…
Se siete interessanti a comprendere come il consulente di outplacement supporti il dirigente nel processo di ricerca e come l’esito di tali sforzi impatti sul rapporto con l’ex datore di lavoro vi rimandiamo alla nostra newsletter di fine novembre…
Se volete saperne di più sui nostri servizi di outplacement contattateci direttamente al 091 840 92 50, oppure scriveteci a info@afgpartners.ch
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