Cambiamento organizzativo: resilienza e mindfulness
Il cambiamento è una costante della vita. In ogni ambito. Anche in quello lavorativo.
In azienda innovazione e sviluppo rappresentano tappe fondamentali di crescita, per rispondere con profitto al mercato in continua evoluzione.
Il cambiamento organizzativo spesso viene considerato un mero processo da attivare su procedure aziendali con un approccio ingegneristico ed esclusivamente razionale, non considerando le reazioni psicologiche inconsapevoli che possono ostacolare il processo stesso.
Infatti, durante i periodi di cambiamento, gran parte di ciò che accade è spesso al di fuori del nostro controllo generando ansia e l’innescare di reazioni difensive compensatorie, come la resistenza nella permanenza nella zona di comfort, che soddisfa il bisogno di base di sicurezza e attaccamento.
Vivere in uno stato interiore di presenza, praticando la mindfulness per non essere in balia dei propri stati emotivi, mantenendo un contatto profondo con il proprio ambiente interno, consente di calmarci, di essere vigili e attenti per attuare le strategie cognitive performanti tipiche della resilienza.
In uno stato di calma siamo più propensi a ricevere il nuovo e possiamo scegliere di attivare al meglio quest’energia e forza innata di cui tutti noi disponiamo, che ci predispone ad adattarci nel modo migliore ai cambiamenti.
Ora partendo dall’assunto che ciò che si conosce ci consente di percepire sicurezza e ci dispone all’accoglienza, vorremmo trasmettere seppur a livello generale come funzioniamo, per sensibilizzare e destare curiosità verso una possibile formazione e pratica dei concetti esposti.
Il nostro Cervello
Il nostro cervello, quando siamo in uno stato di automotivazione o motivazione intrinseca, ovvero quando inseguiamo il piacere di sentirci capaci nell’attuazione di un cambiamento che ha un fine condiviso e comune, piuttosto che agire per incentivi o ricompense esterni (motivazione estrinseca), innesca un processo di proattività mentale e azione che perdura nel tempo, con lo scopo di riuscita e successo.
Inizialmente, si attiva biologicamente il nostro sistema dopaminergico con il rilascio di dopamina che ci sostiene nel breve termine, facendoci provare piacere nell’adattamento. Per perseverare nel tempo, nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, serve il coinvolgimento di un’altra area del nostro cervello che ci contraddistingue come essere umani, ovvero la neocorteccia, che viene alimentata proprio dall’automotivazione.
Qui risiedono le nostre capacità cognitive complesse tra le quali l’attenzione, la concentrazione, la memoria, la tolleranza alla frustrazione (la realizzazione richiede tempo..), l’autocontrollo, le capacità di problem solving che ci consentono di performare e di mettere in atto quella che si può anche definire l’arte della resilienza, realizzando il cambiamento voluto, ottenendo l’obiettivo finale.
Al contempo, è di fondamentale importanza considerare che di fronte all’incertezza che deriva da una fase di transizione, le strutture primordiali del cervello (cervello rettiliano) fanno percepire uno stato di minaccia, che interferisce sul senso di autocontrollo inducendo reazioni comportamentali, piuttosto che azioni intenzionali e strategiche, favorendo atteggiamenti mentali di resistenza che vanno contro all’innovazione che l’azienda intende realizzare.
Di grande aiuto, in concomitanza alla conoscenza e padronanza delle componenti cognitive di cui si compone la resilienza, vi è la pratica della mindfulness.
La mindfulness ci permette di vivere in uno stato di consapevolezza o attenzione al momento presente, con intenzione priva di giudizio, permettendoci di applicare al meglio le strategie di adattamento e “allena” il nostro cervello nell’area cerebrale importante per la resilienza, la neocorteccia.
Tollerando l’incertezza, grazie al mantenimento di uno stato di equilibrio e pace interiore, si coltiva fiducia in sé stessi, nel management e nel programma organizzativo che si deve dipanare passo dopo passo. Si acuisce e sviluppa l’intuito, intelligenza umana superiore, generatrice di capacità di problem solving, creatività e innovazione.
Conclusione
In conclusione, per l’azienda è importante innescare la motivazione intrinseca nel team trasmettendo significati condivisi sul cambiamento e sul programma d’azione che si intende attuare e poter trasmettere e praticare la mindfulness che placa le ansie e crea “spaziosità mentale”, inducendo quello stato che la neuroscienza definisce consapevolezza.
Liberando la mente da pensieri di resistenza, limitanti e sabotanti, in uno stato di piena efficienza, essa diviene ingegnosa e produttiva nell’attivazione intenzionale delle risoluzioni tipiche della resilienza.
È quindi possibile usare la propria mente a proprio favore per gestire ogni transizione organizzativa o di carriera attraverso percorsi di formazione e coaching.
Il potere di una mente meditativa, consapevole è una mente trasformativa.
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