È ormai accettato da tutti che la complessità e l’incertezza del mondo sta aumentando. E incertezza significa che anche eventi che tempo fa avremmo considerato molto improbabili (o magari impossibili…) si possono verificare.
Nei prossimi anni dovremo essere capaci di cambiare i nostri paradigmi, i nostri schemi mentali, le nostre idee più radicate. Dovremo accettare il fatto che di fronte all’incertezza eventi estremi non sono da escludere. Discutendo della recente crisi finanziaria mondiale, il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman ha invece amaramente costatato il contrario:
Pochi economisti avevano previsto che la crisi stava arrivando, ma l’aspetto più grave è un altro: la possibilità che nell’economia di mercato potessero verificarsi dei fallimenti catastrofici non rientrava nel loro orizzonte.
Nei sistemi complessi gli eventi estremi possono accadere e quindi dobbiamo quanto meno considerarli come possibilità reali nelle nostre decisioni. Affermazione apparentemente banale, ma che spesso dimentichiamo o cerchiamo di rimuovere. Anni fa, mi colpì profondamente la storia di un mio conoscente. Quarant’anni, consulente bancario di successo, in forma, felicemente sposato e con una bella figlia, villetta in collina, insomma una vita felice e stabile.
Fino al giorno in cui, dopo un paio di giorni di forte mal di testa, i medici gli diagnosticarono un tumore al cervello.
La malattia se lo portò via in meno di un anno. Nel dicembre 1998 un’improvvisa panne mandò in tilt una parte rilevante del sistema informatico della società farmaceutica Roche di Basilea; 1700 computer furono inutilizzabili per diversi giorni, provocando un danno di parecchi milioni di euro alla società, mentre un team di crisi di cento tecnici lavorava giorno e notte al ripristino della funzionalità del sistema. Alcune settimane dopo, a Felix Schwabe, uno dei responsabili dell’informatica di Roche, fu chiesto se avesse previsto almeno la possibilità di un tale evento. Schwabe rispose: “No, non avrei mai considerato possibile un crash di queste dimensioni.”
Nessuno di noi è preparato a questo tipo di “sorprese”, ma esse si verificano tutti i giorni. Ovviamente non possiamo e non vogliamo vivere pensando costantemente a questi eventi. Ma trovo che la presa di coscienza che essi non sono esclusi, che non accadono sempre “agli altri”, sia un formidabile antidoto ai mugugni e ai lamenti della vita quotidiana.
La lezione che ho personalmente tratto da questa storia e da altre simili (e non sono poche) è che la vita va vissuta e goduta al presente. La strategia di sacrificare tutto oggi per poi goderne un giorno lontano può rivelarsi assai pericolosa. Nella presa di decisioni dobbiamo almeno tener presente che esiste un rischio di eventi estremi che possono sconvolgere la nostra vita. Carpe diem, dicevano gli antichi: goditi il giorno.
Perché del domani non v’è certezza.
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