Risk management è oggi diventata una parola di moda: chi non gestisce i rischi?
Gli attuali schemi di pensiero e gli strumenti matematici e statistici funzionano bene per la gran parte dei rischi, quelli quotidiani o di media gravità.
Le cose cominciano a non funzionare più quando prendiamo in considerazione i rischi sistemici, quelli, per intenderci, che possono portare al collasso di un intero sistema: terremoti di grandi dimensioni, incendi che distruggono un intero stabilimento, alluvioni (vi ricordate di cosa successe all’AGIE di Losone nel 1978?), virus informatici devastanti, grave crisi finanziaria, una pandemia.
D’accordo, sono eventi estremi, di enorme impatto ma estremamente improbabili. Ma proprio per questo facciamo fatica a prevederli e gestirli in modo corretto; le banche l’hanno imparato (speriamo) pochi anni fa….
Il Prof. Nassim Taleb e colleghi hanno analizzato 5 potenziali errori in cui facilmente cadiamo quando dobbiamo considerare rischi estremi, sistemici:
1. Cerchiamo di calcolare la probabilità degli eventi estremi. L’esperienza ci insegna che non lo sappiamo fare… Molto più efficace concentrare le energie sulla previsione dell’impatto e delle conseguenze dell’evento (e sulla sua gestione).
2. Ci illudiamo che studiando il passato, potremo gestire il futuro. Per gli eventi estremi questa logica non funziona più: in passato non c’era mai stato un 11 settembre. Fino agli anni ’80, il peggior crollo di borsa era stato del 10% in un giorno. Ma il 19 ottobre 1987 la borsa crollò del 23% in un giorno!
3. Non ci interessano i consigli di cosa non fare. Al contrario, cerchiamo costantemente consigli su cosa fare, e gli scaffali delle librerie sono piene di libri pieni di suggerimenti geniali. Ma sempre sui successi… pochi parlano invece degli insuccessi.
4. Usiamo la deviazione standard. Sembra uno strumento statistico elementare, ma nel trattare gli eventi estremi si rivela fuorviante e pericoloso, perché essi si rifiutano di seguire le eleganti distribuzioni matematiche e sono invece capaci di fluttuazioni enormi, non previste nella statistica classica.
5. Non calcoliamo l’effetto psicologico dei rischi. Non siamo computer (per fortuna dirà qualcuno) e questo fa sì che sovrastiamo certi rischi, psicologicamente salienti, mentre ne trascuriamo altri. Molti temono i viaggi aerei, che in realtà sono molto più sicuri di un viaggio in auto fino a Rimini…
Ci hanno insegnato che il management deve eliminare le ridondanze. L’efficienza massima va bene per i periodi tranquilli. Ma se si verificano eventi estremi, una certa ridondanza e una diversificazione controllata aiuta a assorbire l’impatto e ridurre i danni. Anche il nostro corpo ha due polmoni e due reni.
Approfondimento: N.Taleb, “Il cigno nero. Come l’improbabile domina la nostra vita”. Il Saggiatore, 2009.
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